20.6.08

sorrentino

alle volte mi dico che è difficile distinguere il disprezzo dall'invidia. anzi non difficile, impossibile.
molta gente odia sorrentino, perché lo trova pretenzioso, perché pare sia sommamente antipatico, perché i titoli dei suoi film sono insopportabili.
il suo primo film l'ho visto qualche anno fa, in dvd. era "le conseguenze dell'amore". titolo antipatico.
alla fine del film ho pianto venti minuti interi. e neal, in piedi accanto a me, seduta sul divano, mi disse che era commovente che qualcuno ancora si emozionasse così per un film.
poi, videonoleggio dopo videonoleggio, grazie al modello blockbuster, mi è stato molto difficile reperire il primo film di sorrentino, poi sono arrivata in spagna, e ho lasciato perdere, mettendo in lista d'attesa anche il terzo.
de "le conseguenze dell'amore" mi hanno sconvolto la storia, i personaggi, la recitazione, la scrittura, la regia, la musica. non sarò un palato sopraffino, cinematograficamente parlando. non sono una di quelli che all'uscita del cinema commenta il montaggio. "ma quale montaggio? scusate? io stavo seguendo la storia..."... ma quel film mi aveva messo di fronte a delle scene bellissime, ognuna di esse praticamente "scattata", con delle scelte musicali e fraseologiche (un film con poche battute, in effetti), perfette. senza fiato.
nonostante la mia fruizione mediatica sia inquinata dal trash in tutti i suoi risvolti, quando mi capita di trovarmi di fronte alla semplice, illuminante bellezza di qualcosa di veramente, veramente bello, sono felice.
felice di averlo visto, come quando esci dal cinema e sei soddisfatto, ma proprio tanto, come arricchito, e dici "ah, che bel film, cazzo." e basta.

"il divo" è così. anche. storia vera, ambiente ed emotività totalmente diversi. e un atteggiamento ironico, nel raccontare la storia, che mi ha sdraiato. c'è vita in italia. vita intellettuale. ci sono opinioni vere, riflessioni vere, non solo quelle pippe politicologiche da anziani che ci tengono addormentati, lontani dalla cosa pubblica, imbambolati davanti a "incantesimo 25".
un film che ho trovato inquietante, e bellissimo.
alla faccia di michele placido, di castellitto, e di tutta quella produzione locale che non supera l'aneddotica autoctona.
(e teniamo in considerazione che sorrentino, nella fiction, ci ha lavorato, come no.)
inquietante
perché mi aspettavo dei giudizi di valore, cattivi, spietati, e invece, usando la tattica dell'ironia, quello che sorrentino ha mostrato a me è quasi un'agiografia, che alla fine ti va venire il dubbio che prima o poi facciano santo il protagonista. un protagonista che, per definizione, è un personaggio "controverso". e ironico, tra l'altro. l'ironia, per raccontare la sua storia, mi sembra una scelta geniale, dettata da quella che deve essere una profonda conoscenza del soggetto.
e bellissimo
perché anche questa volta, le scelte visive e musicali e di dialogo mi hanno lasciato sorpresa, e incantata.
quasi in colpa per il disprezzo - un po' esterofilo - di default che nutro verso le produzioni dell'industria culturale del mio paese.
in italia c'è vita, anche se si stenta a crederci.
e anche se questo dipende da un antipatico, ben venga.
a me, alla fine, gli antipatici piacciono un sacco.

questo post è stato ispirato da questo post di akille.

post-scriptum:
stavo cercando immagini del film, digitando "il divo" su google immagini, e i primi risultati che ho ottenuto sono stati tutti molto simili a questo.
poi mi sono ricordata che, qui in spagna, se dici "il divo", tutti pensano che stai parlando di questa specie di boyband di cantanti lirici, che cantano canzoni famose italiane o brani loro, una specie di incrocio tra i take that e i tres tenores.
brrrr.

Nessun commento: