9.5.08

senza titolo*

il seme del nomadismo nella mia vita è stato gettato molto prima che potessi rendermene conto. I genitori non lo sanno, ma i comportamenti non si trasmettono per via orale, con l'enunciazione di regole, divieti, leggi, clausole, e asterischi.
I comportamenti - perché siamo animali, pulcini e paperette in gabbia o no, che iniziano a camminare in fila indiana fin da quando sono usciti dall'uovo - i comportamenti si trasmettono e tramandano per IMPRINTING.
E se questo lo sapessero, le persone - i genitori! - farebbero (se solo se ne rendessero conto!) molta più attenzione a quello che fanno - alle loro azioni! il buon esempio! - che a quello che dicono.
Perché quando per vent'anni vieni esposto sempre agli stessi comportamenti - una sequenza di azioni, posture, gesti - vuoi o non vuoi, qualunque altra cosa differente ti si dica, finirai assimilandoli, dandoli per scontati, assumendoli come maniera ovvia di esistere.
I tuoi fumano? Bevono? Si picchiano? Gridano? Si separano?
Questa è la coppia che per te esiste, questo è il paradigma di vita a due che riprodurrai tutta la vita. Ma non per cattiveria. Semplicemente perché ti sembrerà normale. ovvio.
Perché parole a parte, non conoscerai e non apprenderai altro modo di comportarti. Un genitore che fuma vent'anni in faccia al figlio non può chiedergli di non fumare, non può impedirgli di fumare, non può evitare che fumi. Perché l'azione di fumare sarà nel suo repertorio di gesti fin da appena nato.
Se non prima.
Mio padre nei miei disegni delle elementari aveva la valigia in una mano e la sigaretta nell'altra.
Ed eccomi qui. Alla stazione del treno di un aeroporto (come prendere in un solo giorno tutti i mezzi di locomozione a motore con più di due ruote: io lo so) rendendomi conto che la mia vita è fatta di filiali, di sedi staccate, di organizzazioni complicate come quelle di una multinazionale giapponese, di trasferimenti, viaggi, nomadismi; e poi di addii, nostalgie continue, lontananze, telefonate, tante telefonate, e persone perse, fili staccati, scomparse, terre bruciate, punti di non ritorno.
Se penso che io sono la persona che odia i telefoni. Odia gli addii. Odia tenersi in contatto.
E che non desidera altro che trovare casa, fermarsi, incontrare il posto che finalmente si chiama casa. Tenere tutti vicino. Mai più lontani. Mai più telefoni.
Se penso che io sono questa, mi risulta ironico che da dieci anni non faccio altro che andarmene.
Andarmene. Arrivare. Sistemarmi. Affezionarmi. Salutare. Andarmene. Soffrire. Riarrivare.
Risistemarmi.
Riambientarmi.
Con la paura di riaffezionarmi - cosa che succederà - e con la certezza che un giorno o l'altro di nuovo mi toccherà salutare, e nella maggior parte dei casi per sempre, perché io viaggio leggera: posso trasportarmi appresso case intere, e tonnellate di carta, ma le cose che davvero pesano, i rapporti con le persone, per me pesano troppo.
E invece di liberarmi della carta, mi alleggerisco di relazioni umane. Lascio i discorsi a metà, scappo, o evaporo. I pochi sopravvissuti ai miei traslochi lo sanno, e mi sopportano oppure no, però spero che capiscano gli sforzi che faccio per rimanere loro attaccata, per non lasciarli da nessuna parte.
Dev'essere per questo che i pochi sopravvissuti sono le persone che rappresentano i momenti più importanti della mia vita, e rimango fedele a loro perché è come rimanere attaccata alle mie origini. Alla mia casa. Al posto - che non esiste! - dove vorrei essere.
Le persone importanti sono importanti perché è grazie a loro che non perdo il senso dell'orientamento, che non mi dimentico chi sono, e da dove vengo, e dove sono stata fino ad ora.
E ora che mi ci metto con questo spirito revisionista, in effetti sono una per ogni città. Una per ogni epoca. Una per ogni incarnazione.

*scritto su un treno da malpensa a milano tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007.

la prima settimana di luglio 2008, per la prima volta nella mia vita, invece di andarmene per l'ennesima volta, comincerò a tornare.

9 commenti:

Tengi ha detto...

che bello mia cara.
se torni, ti aspetto.

ella ha detto...

tengi, "se torni, ti aspetto" sembra una di quelle traduzioni italiane dei titoli dei film, è bellissimo :D

body: vabbè, tu giassapevi. sei a milano 12-15 maggio? :)

cru7do ha detto...

woah!
questo significa che si libera un posticino in spagna? fossi in te organizzerei una "riffa per il contratto di subaffitto", con un euro a biglietto ti ci paghi un attico in centro!

Anonimo ha detto...

...come ti capisco.
Anyway, buon viaggio!

Body ha detto...

ceeerto.

Anonimo ha detto...

Otto appartamenti in nove anni. Tre città in undici. E un giorno, sì, dovrò rassegnarmi all'idea di tornare.

Credo di capirti.

ella ha detto...

rassegnarmi? io non vedevo l'ora :)

Body ha detto...

oh, come si chiamano le borse riciclate spagnole?

ella ha detto...

demano.

www.demano.net