"no, no, lasciami qui, dai che passo al supermercato. sento che al supermercato c'è qualcosa che mi serve."
"ok."
fulminata completamente dal passaggio buio esterno- tungsteno interno, spillo le pupille e cerco di capire dove sono.
ah, il supermercato.
cioè, una specie di putìa (ndr "bottega") di sessanta metriquadri che si spaccia per supermercato.
altro che esselunga di viaripamonti.
altro che le dimensioni non contano.
io la spesa la farò per sempre lì, giurì(n) giurella.
poi, magari se mi muovo, la cassiera che mi sta già fissando da mezz'ora non chiama le guardie.
non credo di avere un'espressione particolarmente minacciosa, eppure.
devono essere le occhiaie da crack, forse.
d'altronde
svegliarsi alle sei,
rimettersi a dormire alle otto
svegliarsi all'una
vegetare fino alle 15
alle 16 entrare in tre ore di riunione al telefono basate completamente sui colori di un divano
sono cose che in sincretismo possono (forse) produrre un aspetto (leggermente) poco tranquillizzante.
ok, dicevo, cosa mi serve?
hmm, c'è qualcosa che mi manca qui. un vuoto...
...non c'è la musica.
che posto orrendo.
nemmeno una radio di periferia, eddai.
vabbè.
giro per un po'.
ma questa merce non splende, non riluce.
che palle.
ci sono solo sette marche diverse di dentifricio.
dov'è il caffè pueblo?
dov'è l'acqua Della Madonna?
hm.
dopo tre giri mi accorgo che in questo posto non c'è nulla per me.
trovo irritante lo spettacolo delle merci senza spettacolo.
le merci non mi interessano.
(rivelazione?)
(sagace scoperta sociologica?)
(fine riferimento colto?)
(minchiata per riempire spazio?)
(sfighettata pour parler?)
(acqua calda?)
finisce che finisco sul nastro trasportatore della cassa con una bottiglia d'acqua e un dentifricio che non mi convince, con un pack orrendo, e una confezione di assorbenti. domani mi accorgerò che gli assorbenti a casa li avevo, e che avrei potuto comprare il gelato, che la domenica pomeriggio è perfetto.
la qual cosa, non avere il gelato, mi ha fatto enormemente rosicare e riflettere sulla necessità di avere sempre una confezione di gelato a casa, possibilmente alla fragola.
unico momento di speranza, quando dietro alla cassa vedo un poster con due tondi, in uno una cosa tipo un set di coltelli, nell'altro un ferro da stiro TERMOZETA azzurro e bianco con scritto a lettere cubitali rosse QUESTA SETTIMANA EURO 9,90 azz un affarone!
infatti è finito.
"anche nell'altro punto vendita", specifica la cassiera.
uff, all'esselunga questo non sarebbe mai successo.
a proposito, dicono che i bambini stanno dimenticando la campagna, gli animali, perché nascono in città e lì vivono.
questo può essere un punto di vista sul peggioramento della specie umana.
l'altro punto di vista è che io non so più dove andare a comprare uno scolaposate NON DI DESIGN.
no, lo so cosa state pensando.
ma il tubo di scappamento cromato forato di ikea MI FA SCHIFO.
non. lo. voglio.
voglio uno scolaposate come tutti gli altri. di plastica. normale.
ho il sospetto che lo vendano nello stesso posto magico dove troverò i Gancetti per La Tenda del Salotto.
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