24.11.03

(auto)critica letteraria.

Torrenziale, travolgente, impetuoso. Quello di cui parliamo oggi è un libro complesso. Un romanzo di formazione scritto in flusso di coscienza. Lungo, logorroico, disordinato, spesso odioso per la sua prolungata ed insistente tendenza all'autocelebrazione e alla megalomania, da sempre divide la critica: c'e' chi dice che e' un'opera insulsa e inaccettabilmente prolissa, e chi invece dice che ci troviamo di fronte al capolavoro definitivo della letteratura mondiale. Incredibilmente geniale in alcune sue parti, mortalmente noioso in altre: e' questa alternanza continua e assurda di impulsi, stimoli, racconti, frasi e parole che lo rende cosi' facile a ondeggiare anche tra il pessimismo cosmico e il piu' superficiale ottimismo. tuttavia, proprio questa sua peculiarita' di non nascondere le sue evidenti sbavature, di indossarle a testa alta, per cosi' dire, senza pretendere di essere una di quelle superfici perfettamente limate e scarne che vanno cosi' di moda, e' la caratteristica che maggiormente attira la nostra simpatia, e che ci rende quest'opera gradita proprio perche' più che a un libro somiglia a un catalogo postalmarket.
di 24 anni fa.

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